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      Da ora in poi Firenze e i Borgia avere ad essere tutta una cosa. -
      Questo per paura che i Fiorentini legandosi co' ribelli in questa stretta non l'opprimessero. I Fiorentini, che per non venire in uggia al Borgia ricerchi più volte dai ribelli si erano ricusati a fare causa comune con essi, dichiaravano al Valentino per bocca del Macchiavello: alle proteste di amore del Borgia credere quanto nel vangelo e più; e di questo avesse per pegno, che sollecitati a legarsi co' suoi nemici per abbatterlo avevano rifuggito sempre, e rifuggirebbero. Posto in quiete da questa parte il Valentino prese a negoziare con Paolo Orsini, e riuscì ad agguindolarlo con parole, e con doni: gli uomini per ordinario sono prosuntuosi in proprio danno, e nello altrui, ma più nel proprio, però che accomunandosi ai tristi in questo fidano, o che questi si guarderanno bene di farla a loro, o che sapranno guardarsene, e quasi sempre restano ingannati; tu poi imita la prudenza dello antico Ulisse, quando rasenti lo scoglio delle Sirene turati le orecchie, se con la cera, o con le mani non rileva, purchè tu le tappi; Paolo prese a serpentare gli altri sicché volenti o no li condusse agli accordi, di cui primo effetto fu lo abbandono del duca di Urbino al quale toccò rifare i passi dello esilio. Rispetto al Bentivoglio, i collegati lasciarono lui, ed egli i collegati e con duri patti si compose col Borgia, che mallevati dal re di Francia, dal duca di Ferrara, e dai Fiorentini lo guarentirono meglio. -
      In virtù dello accordo il Valentino deliberò co' suoi capitani tornati a divozione di lui se fosse ad assaltarsi Toscana o Sinigaglia; elessero Sinigaglia, e di vero mossero colà di concerto commettendo il terzo tradimento, come quelli, che alla posta della Magione avevano promesso sostenere la Castellana.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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