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      Di un tratto questi immani colpevoli, che stavano sopra le leggi divine ed umane con le proprie mani si avvelenano; il Papa muore; il Valentino della vita in forse perde il credito; tradito chi tutti tradì, spogliato chi tutti spogliò, abbindolato, deriso, fuggiasco cessa di vivere per ferita rilevata in oscura avvisaglia, e fu fortuna oltre i meriti suoi. -
      La pietà pei tristi è furto della pietà dovuta ai buoni, però io non mi appassiono per la strage di tali, da cui se pochi ne eccettui, furono anco più rei del Valentino, il quale pure qualche sollievo ai popoli concesse, e di tanti basti dire di Oliverotto da Fermo: rimasto orfano costui raccolse e nudrì lo zio Fogliano avo materno, il quale volendo fargli apprendere la milizia lo accomodò con Paolo Vitelli; ebbe fortune varie, e ottenne fama di valoroso; militando in ultimo sotto la bandiera del Valentino gli si parava occasione di approssimarsi a casa. Da Camerino scrisse allo zio chiedendogli licenza di andare a riverirlo per mostrargli i segni di prodezza acquistati in guerra facendosi accompagnare da cento cavalieri; risposegli lo zio: magari! sarebbe le mille volte il ben venuto. Va, gli occorre lo zio, che gli getta le braccia al collo, e piange: se lo mette in casa co' cento cavalieri: fa baldoria, pare che dall'allegrezza non possa più capire dentro la pelle; indi a pochi dì per festeggiarlo meglio imbandisce un convito ai maggiorenti di Fermo; Oliverotto sopra le mense ospitali trucida tutti, poi balza fuori sanguinolento e con la spada alla gola costringe i cittadini a tremarlo principe.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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