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      Francescomaria si propone a mo' di condottiero di ventura ai soldati dimessi e con essi osteggia il Papa, e ripiglia il suo; ne segue una guerra varia dove Lorenzo tale riceve un picchio nel capo allo assedio di castello Mondolfo, che lo reputano morto. Firenze ne mena baldoria, dopo quaranta dì ricomparisce Lorenzo che fa scontare con lacrime di sangue ai Fiorentini la intempestiva allegrezza. Il duca di Urbino condusse cotesta guerra da ardito non meno che da prudente capitano, minacciò Siena e Perugia, invase la Marca di Ancona, e la Toscana, e se non avesse avuto a combattere altro che armi e' pare, che aria potuto vincere, ma il tradimento non potè; il Papa tentò farlo avvelenare, nè qui riuscendo gli contamina i soldati rapaci, e traditori. Maldonato, Suares, con due altri capitani spagnuoli si obbligano consegnare vivo o morto il duca al cardinale di Bibbiena; senonchè il duca, preso fumo della trama, audace e franco gli accusa davanti ai soldati invocando l'antico onore spagnuolo; gli va bene il tiro che gli Spagnuoli accesi e adulati lì per lì gl'impiccano; tuttavia il duca, considerando che con cotesti arnesi non vi era a fare a fidanza, nè parendogli prudente esporli al cimento della seconda prova, molto più che erano creditori di ben 100 mila fiorini di paghe, nè egli sapeva, per soddisfarli, a qual santo votarsi, piegò agli accordi col Papa abbandonando per la seconda volta il ducato, che venne tosto conferito a Lorenzo. Quantunque l'animo di Lione fosse fallace peggio del mare in bonaccia pure non mancò chi ebbe cuore per domandargli onde tanta ira contro Francescomaria della Rovere, al quale egli celando la vera, o almeno la più prossima, palesò la causa più remota, ed era: "corrergli l'obbligo di punirlo della sua contumacia, imperciocchè dalla pazienza del principe ogni barone avrebbe baldanza a contradiarlo; potente avere trovato la Chiesa, e potente volerla lasciare.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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