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      Andate a vuoto queste prime insidie Lione tornò alle benevolenze consuete fra le persone più care, e queste non tolsero, che da capo non gli tramasse contro il tradimento corrompendogli Ridolfelle capitano delle sue guardie, che per danari promise ammazzare il Duca, e consegnare una porta al nemico; ma costui o buono in tutto, o subdolo tenne il trattato doppio e svelò ogni cosa al Duca. Il Sismondi afferma due cose, che al paragone io non rinvenni esatte, la prima delle quali è, che secondo lui il Muratori afferma avere letto il processo compilato intorno a questo misfatto; ora di ciò è niente; il Muratori dice, che il Duca dopo composto il processo dell'attentato con le deposizioni di alcuni complici e le lettere del protonotaro Gambara ordinatore insieme al Guicciardino di tanta enormità, lo mise da parte per valersene all'occorenza. L'altra inesattezza consiste nel supporre che il Roscoe dubiti della strage del Duca ordinata da Lione, mentre questo scrittore dichiara vere le insidie del Papa per rubare la città, ed altresì vera la tramata uccisione, solo non trova prova di fatto, che costui la comandasse; o solo lo sapesse; e così sarà, ma ciò non monta, imperciocchè riesce piuttosto assurdo negare, che facile credere come Lione, il quale per ben due volte tentò sforzare alla traditora Ferrara in odio al Duca temuto, dimenticasse metterci la giunta di mandarlo all'altro mondo: quando il prete recita l'oremus del ladro, l'amen dell'omicidio ce lo mette sempre. Il Guicciardino, che di coteste rivolture fu molta parte,


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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