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      Avanti lui i Papi chiamavano in Italia principi cristiani, gli uni contro gli altri aizzavano, e questo fu per loro affrancare la Italia dagli stranieri, onde sovente le raddoppiarono le catene, e sempre si aggravò di peso la catena di quello, che qualchevolta ci rimase solo: in siffatta opera nefaria non diverso dagli altri, anzi più, che tutti colpevole Clemente, e lo confessa egli stesso; imperciocchè nella istruzione conferita al Cardinale Farnese, che poi fu Paolo III, quando andò legato in Ispagna, si raccomanda a chiarire lo Imperatore come per lui Francesco I. ebbe tronchi i disegni di spingersi fino a Napoli nella sua prima invasione d'Italia; per lui Lione X. non impedì la elezione di Carlo; per lui non fu fatto caso della vecchia costituzione proibitiva del cumulo sopra la medesima testa delle corone imperiale e del regno di Napoli; per lui Lione si collegò con Carlo pel ricupero del ducato di Milano; per lui finalmente il maestro dello Imperatore era assunto al papato. Insomma costui tanto si avvilì, che un bel giorno gli venne ad uggia la propria abbiezione; allora ei s'industriò a comporre la lega tra Veneziani, duca di Milano, Francia, Inghilterra e lui per deprimere in Italia la soperchieria spagnuola; ed innanzi aveva tentato contaminare il marchese di Pescara, il quale dopo lunga ponderazione se meglio gli tornasse tradire, o rimanersi fedele allo Imperatore, rimase fedele: intanto il Papa agguindolato da altrui, e da sè stesso si trovò solo.
      Il sacco di Roma è noto per infelice celebrità; Clemente cadde prigione, lo colmarono di obbrobrio, e di scherno, però che mentre l'Imperatore lo teneva in ceppi ordinasse in tutti i suoi regni si esponesse il Sacramento per la liberazione di lui; ma le battiture, le quali per gli uomini di cuore sono cause di giusto sdegno, persuadono il prete a mansueti consigli: si accordò pertanto coll'Imperatore, lo incoronò, gittategli le braccia al collo lo baciò in volto a piè degli altari, e dello aiuto porto a costui per inschiavire la universa Italia ebbe per salario la facoltà di sottoporre la Patria alla tirannide del suo bastardo Alessandro, venuto al mondo dal sacrilego commercio del sacerdote con certa serva affricana: lo Imperatore per calpestare Firenze gl'imprestò quel medesimo esercito, che gli aveva nabissato Roma, onde il Papa potè stabilire nella nobile Patria la signoria medicea, la quale incominciava con amori incestuosi per cessare con amori nefandi, se pure coteste infamie possono chiamarsi amori.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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