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      Giovannangiolo comecchè sovvenuto a spilluzzico dal fratello diede opera agli studi della giurisprudenza nei quali riuscì prestantissimo; poi acquistò un protonotariato vivacchiando finchè i Farnesi giudicando proficuo tirare da la loro il marchese Giangiacomo gli proposero le nozze di una Orsina loro congiunta, ed ei le accettò, ponendo tra gli altri patti che il fratel suo promovessero cardinale, il che fu eseguito: con Paolo IV non ebbe buon sangue mai; stette, finchè costui visse, lontano da Roma, a Pisa, o a Milano, vivendo alla grande, facile donatore del suo, pietoso a sovvenire le pubbliche necessità.
      Ecco in che cosa procedè diverso da Paolo, e in che conforme con lui, e con quanti prima e dopo vissero Papi: diverso in questo, che non gli parve più tempo di contendere co' principi; disperate le faccende di Roma se le due tirannidi sacerdotale e principesca non si accordavano; conforme in questo altro, che gl'interessi della curia romana, e della propria famiglia con ogni diligenza dovevano confermarsi ed ampliarsi. La Inquisizione lasciò intatta nulla ammaestrato dalla ira popolare la quale si avventa terribile, ma rompe poi pari a maroso dentro gli scogli: contro la famiglia del suo predecessore procedè senza pietà; certo, delitti avevano commessi i Caraffa; ultimo la strage ordinata dal conte di Montorio della moglie Garlonia ed eseguita dal conte di Alife suo cognato, e da Lionardo di Cardine; intorno ad essi Pio IV conferendo coll'Amulio oratore veneziano tale favellò; "siamo stati sforzati a metterli in castello per dovere nostro e per grandi cause; costoro hanno fatto un processo falso accusando Carlo V imperatore, ed il re Filippo che volessero attossicare il Papa, e avessero mandato veleno per metterlo dentro ad una cisterna; il che non è vero niente, e tutto è falso; fecero impiccare tre proveri uomini per la verità manifestata per detto loro, e per altro ch'è in processo: e con questo persuasero quel vecchio a fare la guerra, e tanto male quanto n'è seguito dopo; e non è da credere, che lo imperatore ed il re avessero pensato a questa cosa.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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