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      Le accuse dette dal Papa all'Amulio bugiarde per la massima parte e il Nores lo fa toccare con mano, il fiscale Pallantieri nemico, ed offeso per lunga prigionia sostenuta sotto il pontificato di Paolo IV, e cessata solo alla esaltazione di Pio IV; la sentenza scritta di mano del Papa da aprirsi solo il giorno seguente, che fu poi quello della morte del cardinale Caraffa, e del duca di Palliano. Il cardinale con oscena ressa tre volte fu sollecitato a compire la confessione, e le orazioni: rotta la corda onde lo strangolarono supplirono con uno asciugatoio; un quarto di ora e più impiegarano a torgli la vita; morto, rubategli le vesti, lo lasciarono ignudo; meno dura fine fece il duca di Palliano, a cui mozzarono il capo; degli altri supplizi taccio. Questo però importa sapere, che Pio V, dalla Chiesa venerato il Santo, rigidissimo uomo più tardi volle rivedere il processo da sè, e dopo lungamente considerata la cosa revoca la sentenza, restituisce in onoranza la memoria della famiglia Caraffa, il fiscale Pallantieri manda al patibolo: dunque o in Pio IV o in Pio V lo spirito santo non ci ha che fare; colpa ne fu la nuova viltà del Papa smanioso di tenersi bene edificata la Spagna; il Muratori sacerdote piissimo scrivendo di cotesta tragedia afferma: "in cotesti tempi la gente accorta ben si avvide che non dal genio clemente di papa Pio era proceduta sì rigorosa giustizia contro i Caraffeschi, ma si bene dai segreti, e gagliardi impulsi della Corte di Spagna a cui per vari riguardi era molto tenuto lo stesso Pontefice.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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