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      La cronaca di Torres y Aguilera narra come veruna palla o freccia offendesse il Cristo dipinto nel gonfalone; solo due freccie rimasero ciondoloni nel campo, le quali, osservate da una scimmia si arrampicò pei cordami, e quinci strappatele le buttò in mare: su di che osserva il Prescott, che considerando l'enorme quantità dei cappuccini e dei gesuiti presenti a cotesta impresa fa maraviglia come i miracoli fossero tanto pochi.
      Nel pontificato di Pio V rimasero soppressi gli Umiliati pel tentativo di ammazzare San Carlo Borromeo; i frati si erano ridotti a 174 religiosi abitanti in novantaquattro monasteri; immensi i beni, e del pari immensi i vizi; la Chiesa ne pigliò le sostanze, di cui parte concesse a San Carlo per instituire seminari, e collegi di nobili, e di Svizzeri; la quale cosa dimostra come la Chiesa adopri la facoltà, che oggi contrasta altrui, di torre via religioni o inutili o dannose applicandone le sostanze ad opere di pubblica beneficenza.
      Innanzi di morire volle Pio V. dare la benedizione al popolo, il quale non sapeva che farsene; ma tanto è, il Papa benedice sempre repugnanti, e volenti; di vero, appena morto Roma proruppe in tumulti come al Caraffa. - Il Cantù ei fa sapere, come Francesco Bacone certa volta fu udito esclamare: "o che gingillano a Roma a canonizzare santo questo uomo sovrumano!" Se la cosa sta come il Cantù la racconta gli è mestiere dire: che al gran Cancelliere talvolta si ecclissava la mente come pur troppo gli si ecclissò la morale. Parlando di Paolo IV. ho detto che costui rizzò la forca allato alla croce; Pio V. remosse la croce, e ci lasciò sola la forca: predicatore il carnefice.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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