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      La poca virtù dei governati, anzi le ree passioni di loro provocarono i governanti ad asservirli, come ordinariamente succede; e poi maledicono al tiranno come cosa fuori di loro, e cadutagli addosso a mo' di aereolito, mentre egli nasce dalla servitù ch'essi chiudono dentro nel sangue. Allora nel rinnovamento dei patti di dedizione il prete astuto allunga la mano, e quando si tratta di franchigie da tasse aggiunge: "finchè per cause gravissime a me non piaccia altrimenti," se di giudizi criminali da definirsi dai potestà eletti dal municipio, il prete mancino arroge: "eccetto nei casi di maestà e simili, ai quali piglierà parte anco il Governatore."
      I borghesi proviamo operosi, e pacifici, cupidi di guadagno, odiatori degli uomini, e delle cose capaci a sturbarlo di presente; del futuro non sanno; quando la vista di qualcheduno di loro si distende molto non passa la lunghezza del braccio con che misurano la pannina, però inchinevoli ad abbietarsi davanti chiunque loro accerti vita tranquilla, e commerci sicuri; talvolta se li difendono da sè, e allora tu li sperimenti feroci così, che Leonida alle Termopili si stinge a petto del borghese, che pugna per la sua bottega; non pertanto indi a breve caglia, chè la fatica lo uggisce, e il pericolo lo impaura; se taluno sorge a schermirlo davvero, ei volentieri lo paga con pecunia, con subiezione, e con la libertà. I nobili per converso schifano la fatica; ai guadagni tirano anch'essi, e come! ma bisogna sieno grossi; onesti non importa; storia questa non pure antica, ma odierna, anzi modernissima; però in ogni tempo armeggioni, arruffatori per allungare le mani in quel del pubblico: mestieri loro tiranni, e ladri; di altro non s'intendono.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





Governatore Leonida Termopili