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      Progredendo per sintesi noi vediamo Roma, come il gladiatore ferito a morte, stramazzare, rilevarsi sul gomito, di nuovo cadere, boccheggiare, insomma se mi si consente il detto, vivere di agonia. Le diete Germaniche dal 1654 al 1658 attendono rigidamente a limitare la giurisdizione dei nunzi; Genova, Napoli e Savoia aspreggiano Roma; il peggiore male glielo fa la Francia destinata a minarla sia che le proceda nemica, ovvero amica, ma come amica due cotanti più infesta. Finchè gli stati di Europa durarono in pace Roma servì tutti, e da tutti si fece pagare i salari, ma venuti in rotta fra loro chi aveva ella a servire? E' bisognava indovinarla: nella guerra della successione di Spagna, il Papa accostandosi all'Austria si aliena Francia, la quale intesa corpo ed anima alla utilità presente non pone fine, nè modo alle sue persecuzioni; da prima Luigi XIV confisca i beni chiesastici; altri grava di pensioni; durante la vacanza dei vescovati risquote le rendite della mensa; gli si oppone il Papa Innocenzo XI, che minaccia scomuniche, Luigi gli aizza contro il clero francese servitissimo, che non si perita così abiettarsi a quel superbo: "noi ci attentiamo appena a movere domande per tema di limitare lo zelo della V. M. La deplorabile libertà dei lamenti oggi si muta nella soave necessità di lodare il nostro benefattore." Essendo poi convocato in assemblea cotesto clero, compiacendo al Governo, decretò i quattro articoli famosi, fondamento delle libertà gallicane; al tempo stesso Luigi per darsi sembiante di ortodosso incrudelisce a danno degli ugonotti; ma chi troppo l'assottiglia la scavezza, e Roma non si lascia pigliare da siffatte lustre, onde il Papa trovando il conto a rammentarsi che ei presume rappresentare il Dio delle misericordie ammonisce Luigi, che Gesù Cristo praticò altri modi e volle che fosse condotta, non già strascinata la umanità nel tempio.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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