Pagina (562/838)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se uno dei maggiorenti la trinciasse da repubblicano e voi lodate il matto e fatelo correre; il dì ch'egli accennasse sostare, voi dategli il gambetto, e mandatelo a dare del muso sul lastrico: veruno allora si chinerà a rilevarlo caduto: pigliate tutto, odii, bizze, rancori, ambizioni deluse, interessi lacerati, ogni cosa buona per buttarsi sul fuoco della distruzione a crescerne la fiamma. Duro intoppo lo esercito, arnese di tutte le tirannidi; contravveleno a quello la opinione diffusa, che sendo egli composto di cittadini e da' cittadini mantenuto egli deve difendere la Patria dai nemici, non già mescolarsi nelle faccende interne; quando ciò avvenga voi potrete operare senza lui, ed anco contro lui. A Roma poi gittò il Mazzini le carte in tavola quando disse: "abbiamo traversato un tempo di menzogna dove gridavamo viva a gente esosa a patto che servisse ai nostri disegni; tempo di simulazione, dove celammo gl'intimi concetti giudicando non correre peranco stagione di manifestarli."
      Queste cose erano buone, ma non bisognava dirle; la moltitudine senza insegnamenti da sè le avrebbe, anzi le aveva di già belle e fatte, quando il Mazzini si avvisò insegnargliele per mantenersi in fama di archimandrita. Per me non lodo lo scrivere che ha fatto, e fa il Mazzini ai Papi, ed ai principi, causa per lui di accuse antiche e di rimproveri moderni: per coteste epistole egli non acquista opinione di subdolo e perde l'altra d'ingenuo: so che Cristo ammonì i discepoli dicendo: "andate, abbiate la semplicità della colomba, e la callidità del serpente;" e basta.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





Patria Roma Mazzini Mazzini Mazzini Papi Cristo