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      Di vero, o che sperava con le sue epistole il Mazzini? Convertire i Papi, e i principi, i quali deposti triregno e corona fossero iti a scuola da lui ad apprendere come si aveva a disfare? O piuttosto agguindolarli e condurli incappellati al macero? A me sembra, che il Mazzini quante volte scende dalle regioni serene delle teorie a rasentare la terra trovi sempre chi gl'impallina le ale; egli allora torna a drizzare in su il volo non senza però che qualche penna gli caschi a mulinare per l'aria. Appunto come io reputo spediente, costumavano i Profeti, banditori del dogma, e custodi della regola allora quando uscivano dalla solitudine e venivano per rimettere i popoli in carreggiata, ovvero a minacciare ai regi il castigo di Dio; poi sparivano. Repugna, a mio avviso, la parte di Maestro di Libertà ai popoli con quella di cospiratore, come il potere temporale stride nel Papa col potere spirituale.
      Senza però che il Gioberti con le sue fisime alterasse le ragioni del moto italiano, e senzachè il Mazzini si affaticasse a mettere in capo al Papa il berretto rosso invece del triregno, se pigliavamo le cose come le venivano forse avremmo fatto la via più sicura. Taluno opina che fu danno il moto rivoluzionario cominciasse a Roma, paese meno di tutti capace alle riforme, e da un lato par vero; dall'altro però compariva il più idoneo ad educare il popolo all'odio della autorità, la quale da per tutto a quei giorni grave in Roma, poi, accorava incomportabilmente insensata; e come più insensata piu pertinace a perseverare nel male, cedeno solo alla forza, inesauribile di frodi, legativa sempre non legabile mai,come quella che avendo facoltà di sciogliere altrui dal giuramento è naturale che la eserciti soprattutto per sè. - In questo altro consento, che i Moderati delle rimanenti provincie italiane procedessero senza discorso pigliando a modello il popolo romano, dacchè altrove si poteva più franchi domandare, e di botto tanto che bastasse, mentre con quel cotidiano svellere all'autorità ora una penna, ora l'altra, la resero contennenda, ed ammannirono l'anarchia, come pure adesso per diversa strada si sbracciano a fare, e faranno.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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