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      La intelligenza umana le più volte in Francia ti fa l'effetto di una pagina di stampa disfatta: alterate nei racconti le cose, i commenti a quelle temerari del pari che sfrontati; pure se savio intendi tu troverai il filo della immane improntitudine francese. Quelli che s'industriano colorire con tinta men rea la faccenda affermano, avere voluto la Francia preporre il Piemonte e Napoli alla restaurazione del regno papale; e non è vero: posto che fosse vero, la impresa non comparirebbe meno iniqua perchè commessa altrui: aggiungono, che il duca di Harcourt si dimenava a Gaeta come il diavolo nel catino dell'acqua benedetta perchè non si chiamasse l'Austria onde terminò col dare nel naso all'Antonelli; e questo può darsi, studioso che il Papa preferisse esclusivamente la Francia, la quale o regia, o repubblicana, o imperiale serva fu sempre e per giunta cristianissima: ma non avendo potuto tirare l'acqua al suo mulino egli propose non ci si adoperassero le armi straniere, nè casalinghe, piuttosto si promovesse il moto interno affinchè la restaurazione pontificia si operasse in virtù del partito costituzionale, ed anco questo rincrebbe o mostrò ad un punto quanto dolce di sale fosse il Duca, dacchè i preti sapessero due cose; la prima che non ci era anima, che li potesse patire, la seconda, caso mai ci fosse, il partito costituzionale non aborrivano meno del repubblicano, come detestano tutto ciò che tocca la superbia, la prepotenza, e l'avarizia loro.
      Di fatti persone ottimamente informate ci attestano tale lo stato degli animi dopo la partenza del Papa; chi amava non lui ma il papato per suo interesse cruccioso della turpe fuga desiderava nuovo e solido ordine di governo, per avere abilità di continuare anco con questo i suoi negozi; chiamò lui non il papato a un tratto deluso, i benefizi largiti a spilluzzico, e a male in cuore oblia, solo ricorda le colpe, e ragionandovi su le magnifica; se già non sente l'odio gli va dappresso: quelli poi che di Pio diffidarono sempre, ma che pure si misero di mezzo, massime nel novembre, per impedire, che la rivoluzione con danno del paese prorompesse, adesso sbottonavano accesi contro di lui: ciò crebbe l'ardimento ai repubblicani, che trovata la temperie disposta poterono di punto in bianco acclamare la repubblica.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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