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      Pio IX vanissimo, forse si dette ad intendere, che uscito egli di Roma ella restasse sepolta nelle tenebre pigliando fatte alla sua persona le manifestazioni che s'indirizzavano alla libertà, la quale si tenne promossa da lui, errore che il Papa prese insieme a parecchi, e del quale egli ed altri ricreduti con non mediocre dispetto, oggi procedono smaniosamente contrari alla causa dei popoli.
      Quanto poi agli ordini costituzionali (e questo dovrebbe porre il frenello in bocca agli scrittori moderati, i quali non rifiniscono lamentare la intemperanza dei democratici come quella che alienò il Papa da cotesta forma di governo) Pio IX così si esprimeva, dopo restaurato a Roma, al ministro di Austria: "egli non dissimula punto, che giudica ogni forma parlamentare proprio nemica allo esercizio libero del potere spirituale, vedrebbe con paura intorno a sè mettere le barbe non solo alle scapestratezze imposte dalla rivoluzione, ma sì eziandio alle forme rappresentative più miti contagiose non meno, e nocive agli stati." Per ultimo il sillabo per sigillo: onde ormai pongasi questo in sodo, repubblica, o monarchia od istituto altro qualunque, che si proponga a scopo il meglio della umanità non può assettarsi a vivere con la corte di Roma.
      La Francia al postutto si sarebbe rimasta, ma avendo spillato che l'Austria voleva ad ogni modo prendere parte nei rivolgimenti delle provincie pontificie deliberò moversi per preoccupare i passi, e non mica per imporre il suo volere ai Romani, o al Papa, bensì per volerli mettere d'accordo fra loro: sallo Dio, se le dolse, ma alla Francia per salvare qualche lembo di libertà parve necessario di propria mano stringere il collo alla rivoluzione: quando anco non fosse così, la colpa non ricadrebbe su la Francia, bensì sopra i repubblicani, i quali non dovevano mai concedere al governo facoltà per fare di sua testa, nè credere che il popolo poi volesse mettersi in quattro per raddrizzare il male operato, imperciocchè a fine dei conti ai Francesi piacquero sempre le parti di Carlomagno.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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