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      Essi avevano durato nello esilio lunghi anni; l'eredità loro avevano visto convertire in giunta allo impero francese, e dove avesse da capo prevalso la fortuna di Francia nuovamente spodestati avrebber dovuto per la seconda volta ridursi nella isola di Sardegna: i popoli memori rammentavano come i Francesi calati nel 1796 dopo avere con sembianze di libertà false sovvertita da cima a fondo la Italia si partissero portando seco anco i chiodi, e lasciando in balìa del vendicativo vincitore i meschini, che ne avevano seguito le parti: dolorosa storia è quella di Milano, imperciocchè dove il principe Eugenio non avesse o per soverchio d'ira, o per manco di coraggio abbandonato l'esercito i patrizi non si sarebbero scoperti parziali agli Austriaci; insomma i Francesi mettono, come suol dirsi le mani innanzi, e per non essere rampognati rampognano industriandosi di rovesciare addosso a noi le colpe loro facendosene accusatori; ed anco ci accusano di sconoscenza a cagione delle ultime guerre, le quali pure dichiarano altamente avere combattuto pel proprio, non già pel nostro interesse.
      Nella restaurazione del Papa concorse certo il senso cattolico di cui costuma adesso l'andazzo in Francia, ma non solo però, che insieme con esso accordaronsi il senno politico, e il genio del popolo. Odillone Barrot aprendo la bocca e lasciando parlare lo spirito dalla tribuna bandì: "i poteri temporale e spirituale dovere a Roma rimanersi confusi perchè altrove andassero distinti" e parve sapiente da disgradarne il Macchiavello; ora coteste sono sparate, che pensandoci si sfumano, e quando le fossero vere, con quanta o giustizia, o sagacia si pretende che la Italia sia perpetuo becco emissario delle altrui o colpe o comodità? Ad un popolo, che fu un giorno padrone in casa di tutti i popoli si può egli dire in faccia tu sarai il mio somiere perpetuo?


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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