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      Angiolo Masina fu da Bologna, e con la sua morte la Italia perdeva una delle prime sue glorie; di aspetto giocondo, d'inclita stirpe, provvisto di largo censo, di mente arguta, e comecchè di cuore tenerissimo feroce in guerra per modo da comparire piuttosto temerario, che animoso soldato intero così nella virtù come nei vizi; propenso alla buona cera, ma se non si poteva avere altro, che pane secco, egli con questo lietissimo cenava: amava molto, non già un'oggetto unico, bensì il suo amore diffondevasi sopra la universa parte femminea del genere umano. Il drappello dei cavalieri, che comandava egli vestì, e incavallò a proprie spese, ed erano tutti giovani di persona aitanti, di una terra stessa, e battaglieri al pari del loro capitano.
      Il primo assalto come il maroso iemale che dopo avere attinto il sommo dello scoglio, quivi si rompe, e storna gorgogliante, era respinto dai Francesi, e ne rimasero i nostri lacerati orribilmente. Qui rimase ferito il Bixio, che trasportato a braccia fuori della mischia urlava a squarcia gola: "scrivete a mio fratello a Parigi, che una palla francese mi ha ferito all'anguinaglia," e non si sa che cosa volesse dire; forse fidava il suo fratello avesse maggior credito nell'assemblea di quello, che veramente possedeva, o forse immaginava il popolo parigino più facile ad infiammarsi di quello ch'ei sia. Il popolo francese, parigino o no per cotesto quarto di ora dormiva, e i quarti di ora dei popoli durano secoli. E tu Mameli Tirteo, e Köerner italiano in questo combattimento riportasti la ferita, che inciprignendo ti tolse all'ammirazione della gioventù italica, allo amore delle Muse, e al culto della Libertà: la nemica palla ti colse sul terzo superiore della tibia vicino all'articolazione del ginocchio sinistro nè parve grave sicchè ti forniva argomento di motteggio: ora sei scomparso, e le notti di Genova proviamo più buie perchè uno dei suoi astri è tramontato per sempre; l'altro tengono lontano da te l'ira dei tiranni, e la viltà del popolo.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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