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      Il Garibaldi dopo la giornata del 3 Giugno venne a pigliare stanza nella villa Savorelli dentro le mura e si pose in certa cameretta terrena che guardava la villa Spada sul bastione a sinistra; per giungere costà occorreva passare per una galleria la quale illuminavano quattro finestre aperte al medesimo livello di quella dove abitava il Generale. Colà si trattenevano parecchi i quali venivano a visitarlo per cagione di ufficio, tra gli altri un dragone di ordinanza. I Francesi come quelli, che erano informati delle minime particolarità di quanto avveniva a Roma un giorno trassero un colpo ś bene aggiustato, che se non fallivano di finestra ammazzavano di un tratto il Generale che per lo appunto si giaceva su di un lettuccio alto un po' meno della finestra; la palla, trapassato il muro, che per vero troppo spesso non era, colṕ il povero dragone nel ginocchio destro intanto, ch'ei se ne stava seduto su di una seggiola coi gomiti appoggiati alle cosce e le mani sotto il mento: tanta fu la violenza del colpo, che tutta la gamba, sfracellato il ginocchio, era volta alla rovescia, per guisa che dove stava prima la punta del piede ora ci si vedeva il calcagno con lo sprone. - Atroci gli spasimi, atroci i gridi ond'ei feriva le orecchie, e l'anima, trasportato all'ospedale volante lo amputarono di corto. Fatto sosta il dolore, il dragone voltosi al cerusico gli disse: "ora pregovi di una carità, che voi non mi potete negare." - "Ed io, riprese il cerusico, non te la negheṛ di certo solo che stia in me di potertela fare.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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