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      Mentre pertanto si accingono a saltar su, ecco nel canneto udirsi strepito come di cavalli ch'entrando a furia atterrino, e pestino le canne troncate. - Non erano cavalli ma fanti, non nemici ma amici; la colonna del Sacchi, la quale sbarattando senza riguardo il canneto mosse cotesto rumore, che riuscì esiziale, imperciocchè non pure i soldati, ma gli ufficiali altresì temerono ruinasse addosso loro la cavalleria nemica; per la qual cosa taluni, i più forti, fatto di se gomitolo con la baionetta calata si disposero a mo' di istrice; gli altri, e furono troppo più, vinti da subito terrore fecero impeto l'uno sopra l'altro, urtaronsi, rovesciaronsi, e pestaronsi; chi perse l'arme, e chi i berretti; molti i feriti; pareva un fiume che straripi; il Manara, il quale pretese opporsi stramazzato ebbe a sentirsi ammaccare tutta la persona; Garibaldi agguantandosi a un albero non buttarono a terra; la legione italiana non resse meglio degli altri, e andò sossopra nella fuga; chi resse furono i bersaglieri, i quali incrociate le baionette, le opposero al petto dei fuggenti e li trattennero; il Garibaldi montato in furia, riavutosi appena, salta a cavallo e con lo scudiscio frustando intorno urlava: "ah! codardi, ah! svergognati!" Anco il Mezzacapo in cotesta occasione fece mostra di coraggio a tutta prova. Riordinata alla peggio la milizia scomposta domandarono gli ufficiali al Generale se si avesse a proseguire la impresa, dacchè per somma ventura pareva che i Francesi non se ne fossero addati; rispose nulla potersi imprendere con gente codarda; rientrassero: ultimo come sempre alla dietroguardia; passate le porte o sia che la stanchezza lo vincesse, o sia che ormai sentisse lo interno turbamento dell'animo non potere più reprimere si gettò a terra fingendo dormire.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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