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      Per chi costuma leggere storie conosce come non ci abbia diligenza per accurata che sia, che il nemico solerte non arrivi a vincere. Nella vita di Arato il Plutarco egregiamente racconta il modo col quale cotesto eroe penetrava in Sicione malgrado l'abbaiare dei cani, e il continuo aggirarsi delle guardie, sicchè la scalata accadde per lo appunto dopo il passo di due di loro, strepitose per campanelli agitati, e schiarite da molte fiaccole. Narrando io di Andrea Doria ricordai come questi, il quale sapendosi in odio a Francesco I, e il nemico quasi in casa, stando pure su l'avvisato la sgarò di un pelo di cascare in mano ai Francesi, che con notturna scorreria assaltarono Fassuolo, e non la scampava se per ventura taluni soldati non avessero preferito al sonno il giocare a carte: e se la fama porge il vero quando il generale Lamarmora s'impadronì nel 1849 di Genova trovò le guardie messe a difendere la Lanterna le quali senza un pensiero del nemico su le porte si sollazzavano parimente con le carte. - Posto da parte l'ultimo esempio, se le altre due sorprese compironsi a danno di uomini vecchi, sospettosi, e guardinghi che stavano a buona guardia, tanto più agevolmente poterono condursi a termine in questa occasione in cui forza è pur dirlo, le provvisioni furono o fatte male, od omesse, parte per difetto di facoltà, e parte per imperizia: abbondavano nei nostri impeto, e ardire, ma di pazienza non volevano saperne; soprattutto la disciplina avevano in uggia, è mancando questa all'ultimo le imprese riescono sempre a male: poi come succede ognuno saltava su a dire la sua, nè solo la diceva ma pretendeva si eseguisse, e se inesaudito empiva la città di querimonie e di sospetti; il corpo degl'ingegneri nostri eccellentissimo di peregrini ingegni, ma imperito nelle opere militari, quello dei Francesi all'incontro superiore a molti, secondo a veruno, ed il suo capo Vaillant celeberrimo per meritata fama.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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