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      Quivi morì Sampieri giovane vicentino, bello di corpo e di animo bellissimo, il quale non si sapendo trattenere saltò nel fosso e rimase sopra le baionette francesi trafitto; altri giacquero spenti sul ciglione, sicchè alla dimane i nostri ci raccolsero ben ventidue cadaveri; tra questi Quirino Bernardini sergente nella prima centuria della legione italiana: a questo prode giovane sembrando possedere virtù pari a coloro, che innanzi a lui erano stati promossi (e certamente l'avea), tenne che ciò accadesse non per colpa degli uomini, bensì per malignità della fortuna, la quale gl'impediva illustrarsi con qualche generoso fatto, onde deliberato di mettersi allo sbaraglio nella prima occasione, depose il suo testamento in mano amica, e poi cercò il destro di condurre a fine il suo proposito, per la quale cosa comecchè non chiamato volle spontaneo far parte della gente del Sacchi commessa a cacciare via i Francesi dalla breccia; andò, combattè come uomo che ormai si era votato alla Patria: per ferite non si rimase, finchè alito gli durò percosse, e fu percosso; coll'ultimo colpo abbandonò la vita, spettacolo di orrore, e di stupore ai suoi medesimi nemici.
      Già accennai come in quella notte nefasta andasse perduta la villa Barberini; alla difesa di lei fu un tempo preposto Carlo Gorini; quinci egli doveva custodire la breccia, e tenne lo impegno disperdendo a suono di archibugiate il nemico ovvero lanciando granate a mano in mezzo di lui.
      Il Cadolini ch'era dei soldati del Gorini ci narra perigliosissimo il compito loro, imperciocchè avendo a vigilare scoperti al lato della breccia di frequente andassero feriti dai frantumi, che schizzavano dai sassi percossi dalle palle nemiche.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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