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      Aperte le brecce ferve l'opera per metterci riparo; un vero turbine di ferro e di fuoco mulinava su l'area avversa alle breccie francesi, ed una moltitudine di cannonate la solcava per seminarvi pur troppo la morte; tu vedevi i Romani brulicare come formiche portando sacca, sassi, e trainando carretti di terra, nè i romani soli, bensì ancora le Romane, e fra queste Colomba Antonietti, che non potendo lasciare solo il marito esposto al pericolo volle ad ogni costo parteciparlo ed in cotesta vita ella aveva durato due anni, che lo sposo suo accompagnò in tutte le guerre d'Italia, e a Velletri fu vista, precorrendo, incorare i soldati: in quel giorno la supplicarono di là si rimovesse, ed ella sorridendo, "ma se ci lascio il marito morirei di affanno." Intanto la gente cadeva giù a rifascio, e parecchi scontorcendosi nell'agonia andarono a morire ai piedi della donna; ora ella mentre porgeva allo sposo certi arnesi rimase colpita da una cannonata nei reni; cadde in ginocchino, levò le mani al cielo, e disse: "Viva l'Italia!" e più non potè dire. Sorse dintorno un grido straziante, e il marito in sembianza morto anch'esso, trasportarono altrove. "Le onorate spoglie (e qui si adattino o no le parole del Rusconi con le mie, le vò ad ogni modo riferire) di quella cara infelice composte sul cataletto menarono a processione per le vie di Roma, spettacolo di compianto universale, e il popolo trasse in folla dietro al feretro coperto di bianche rose, simbolo della candidezza di lei spenta così crudelmente sul fiore della gioventù. Deposto il feretro nella Chiesa la moltitudine genuflessa con molte lacrime supplicò da Dio pace ad una delle anime più elette che mai abbia vestito quaggiù spoglia mortale.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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