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      Sul mattino, narra l'Hoffstetter, mentre giaceva sotto la tenda udì passare il Generale, e dire a taluno il quale forse voleva svegliarlo: "lasciate ch'ei dorma, tardi tornò questa notte dal servizio" ond'ei riprese sonno; di repente gli trema sotto la terra, un picchio terribile gl'introna il capo, sicchè a rotoloni si trova balestrato lontano; proprio a canto alla testa gli era caduta una bomba, che scoppiando portò via stoie, lancie, assiti in mezzo a nuvoli di terra e di fumo; fu tosto in piedi stravolto, e si presentò al Garibaldi anco questa volta rimasto illeso per miracolo, il quale bevendo a centellini il caffè come se non fosse fatto suo gli domandò sorridendo: "perchè vi siete levato così presto? e pure aveva ordinato che vi lasciassero dormire."
      Se il niego levasse infamia qual mai candore di colomba pareggerebbe quello dei francesi? Ma il niego di faccia alla verità, che ti opprime vale coscienza e confessione di colpa, e poi la storia ci ammaestra, e noi provammo come agli Austriaci piaccia la sostanza del terrore, ai Francesi non pure talenti la sostanza, ma sì eziandio la ostentazione di quello. Centocinquanta bombe nello spazio di una notte ruinarono in Trastevere, nei quartieri Santo Andrea della Valle, Argentina, e Gesù; in un'altra più del doppio; si rammentano malconci dalla barbarie francese l'Aurora di Guido Reni nel palazzo Rospigliosi a Montecavallo, il tempio della Fortuna virile; percosse rimasero la statua di Pompeo a piè della quale cascò trafitto Cesare, e l'Ercole di Canova.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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