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      Narrasi dal generale Torre di un'artigliere, che difese il suo cannone con la sciabola, questa spezzatigli in mano diede di piglio allo scopatore e lo adoperò a mo' di clava, glielo strapparono, ed egli allora combattè a pugni, e a morsi; trafitto da mirabile quantità di ferite lo trasportarono esanime allo spedale della Trinità dei Pellegrini. La storia rammenta eziandio con onore immortale della Patria nostra e di loro i tenenti Cesare Scarinzi di Lugo, e Tiburzi e Casini entrambi romani; questi messi in mezzo da una frotta di nemici preferirono la morte alla resa; l'ottenne il primo lacero da diciassette ferite, e fu raccolto sul campo stringente il troncone della sciabola infranta; l'altro non la potè conseguire, ma in quale stato lo portarono allo ospedale francese, lo dica per noi la Gazzetta medicale di Parigi del 2 Gennaio 1850 "aveva il cranio spaccato da dodici sciabolate, la coscia lacera con dieci baionettate; il braccio rotto in due parti; difese il suo cannone come lione la preda, e non ristette di combattere prima che il braccio non rispondesse alla volontà."
      Adesso occorre il lacrimabile caso di Emilio Morosini sembianza di angiolo, cuore di eroe, amore supremo della madre, che lo possedeva unico; annoverava diciotto anni appena, ma nei costumi, e nel dire così si mostrava modesto, che al suo cospetto anco i più scapestrati non si attentavano commettere cosa, o pronunziare parole, che fossero vili; rimosso dal Bastione 8 venne preposto con la compagnia Rosagutti, secondochè di già avvertimmo, alla difesa del Bastione primo; stando alle vedette ode rumore sospettoso, onde vie più si appressa ai cannoni della Batteria; qui giunto invece di ordinare sparassero, tolto seco un manipolo di gente camminò oltre a speculare, che fosse; pur troppo era il nemico salito sul bastione, e non da cotesto lato solo, bensì ancora dalla strada di comunicazione, donde ormai superata, prese a straziare i nostri; il giovane Morosini cadde colpito ad un punto di palla nei ventre, e da una baionettata nel petto; i nostri fecero mostra di non voler cedere, si venne alla prova delle armi e fu breve il conflitto dacchè i nemici con forze tre e quattro volte superiori gli oppressero; però se breve non senza sangue, quaranta ci caddero morti, e centoventi prigioni, gli altri scamparono con la fuga la vita.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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