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      Perchè allibisce egli, e come trasognato abbassa la faccia e ripiglia tutto sbaldanzito il cammino? Gli era comparso, o piuttosto gli sembrò gli comparisse davanti il Garibaldi che torvo lo sogguardasse, e tanto bastava perchè l'anima di costui sbigottisse di spavento. Come accadesse lo strano caso a veruno forse, o a pochi è manifesto, io lo dirò con le parole stesse dell'amico Ripari: egli confidandomi il fatto mi commise tacere di lui, ma io non lo obbedisco fidando non voglia portarmene il broncio; dove mai m'ingannassi lo placherà per me il Garibaldi giudice del piato. Ora ecco il suo scritto: "I Francesi entrarono da porta Angelica, e per via del Colonnato, piazza Rusticucci, Borgo nuovo, ponte S. Angiolo, via dell'Orso, piazza Nicosia, piazza Borghese, via del Leone, piazza S. Lorenzo in Lucina sbucati sul Corso accennavano a piazza Colonna, e a piazza di Spagna. La testa della colonna di occupazione non aveva anco passato piazza Borghese quando io entrai nel Corso dalla via Condotti sempre vestito della mia cappa rossa, col cappello piumato, e sciabola al fianco, insomma Garibaldino netto; alcuni fra i nostri già mutati i panni soldateschi nei civili mi furono attorno interrogandomi che m'intendessi fare." - "Io nulla, risposi, fuorchè starmi a vedere questi furfanti di Francesi." - "Lì presso un Francese udite le parole mi si avventò alla persona, ma un suo compagno lo fermava: io non mossi collo, pure tenendo l'occhio alla penna; i miei conoscenti si allontanarono forse presaghi di guai, io rimasi, poi piano "piano mi mossi anch'io talora voltandomi addietro quasi invitando il Francese a venire meco in disparte per acconciare le nostre faccende, ma egli reputò spediente non seguitarmi; di ciò chiarito divisai tornarmene sul Corso pigliando per largo della Impresa, e di via Lucina la quale sbocca proprio dirimpetto al Caffè delle Belle Arti; dalle finestre voci di donne mi ammonivano a retrocedere, ed io non me ne dava per inteso, finchè mi abbattei in certa sentinella francese posta in capo della strada per impedire il passo, la quale appena vide la cappa rossa non ebbe balìa di fiatare ed io passai liberissimo, sicchè in tal modo giunsi nella breve strada che taglia ad angolo retto il Corso stando alla mia sinistra il Caffè delle Belle Arti.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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