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      E dove mai la nobile consorte o la figlia del Conte avessero cuore che palpita alle miserie dell'umanità, e sorridessero del mio sorriso, allora amale, Gismonda, amale come mi amasti: non turbarle giammai col racconto delle mie triste vicende, nè col mio nome sminuire una gioia che il Signore non mi ha voluto concedere, e che a loro, siccome più meritevoli, ha compartita. Ma quando lontana da tutti, ridotta nella tua segreta cameretta, potrai liberamente trattenerti nella memoria degli anni che furono, oh! allora, mia cara Gismonda, allora donami un sospiro.... un pensiero.... una lagrima.... Certo io conoscerò quella lagrima, e con una lagrima ti risponderò."
      Qui si rimase la bella addolorata: e mestamente volgendo gli sguardi, vide tutte le suo damigelle confuse di vergogna, e la gentile Gismonda in tale stato da non potere più intendere tanto disperate parole. Tacque: un lungo silenzio si sparse per la sala: i doppieri mandarono una pallida luce su quelle donzelle atteggiate in sembianza di pianto. – Pareano statue d'illustre artefice destinate ad ornare le tombe dei potenti.
      Yole, poichè lungamente stette pensosa, si scosse a un tratto, corse, si recò in braccio Gismonda, e con amore materno la confortava, o col suo proprio lino le sue lagrime asciugava: quindi con piacevole voce riprese:
      Oh! non piangere, Gismonda, non piangere. Malaugurata colei che sforza al pianto la faccia della bellezza! – Santa Vergine! la mia miseria soverchia l'anima mia, e mi conviene trasfonderla in altrui.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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