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      V'era perfino qualcheduno della famiglia che giurava su l'Evangelo aver veduto uno spettro di donna con un pugnale nel seno, dal quale sgorgava un vivissimo sangue, farglisi incontro, e dimandarla con voce lamentevole: "Il mio figlio? Il mio figlio?" Insomma, al naturale orrore del luogo si aggiungevano le fantastiche paure di menti superstiziose e ignoranti. Questa camera appariva internamente poco pių lunga di dieci passi, altrettanti alta, e larga; perfettamente cubica. Le pareti, il soffitto, il solaio, tutti coperti di nero. In essa non occorrevano suppellettili di sorta alcuna, nč sedie, nč tavola, o che altro; solo una lampada involta dentro velo nero, appesa al soffitto, tristamente la illuminava. Traccia di balcone nessuna. Nella parete volta a mezzogiorno si vedeva un tabernacolo simile in tutto a quelli che, con troppo generale denominazione, soglionsi oggi giorno chiamare gotici, e questo pur nero, quantunque se di marmo o di legno non abbia conservato la cronaca. Ma se di tabernacolo gotico aveva la tavola, sporgente dal muro, sostenuta da beccatelli traforati a fogliami, le colonne a spirale contro ogni regola di architettura soverchiamente sottili, e frontone protratto in angolo acuto, frastagliato di ornati, senz'altro sodo o cornice posato sui capitelli delle colonne, non aveva perō in sč Santo, o Madonna, siccome nei tabernacoli gotici anche oggidė osserviamo. L'aspetto di questa camera faceva supporla destinata ad uffizio di Oratorio, benchč non si discernesse a cui fosse consacrata.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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