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      Certo, non si vuole dubitare, che in ogni caso quell'addio sarebbe stato muto, perchè la passione loro non era da esprimersi con parole; pure se Yole fosse stata in sè, avrebbe veduto un tale sguardo, che poi invano avrebbe tentato di cancellare dalla memoria; uno sguardo che svelava il desiderio di cose che l'uomo non può conseguire, l'irremovibile giuramento di non declinare per casi o per tempi dalla stabilita proposta, e la coscienza di vivere senza speranza, e senza speranza morire. Fu senza dubbio nasconderle quel guardo profonda pietà: egli avrebbe accelerata la perdita della ragione, alla quale la misera era condannata fino dal suo nascimento.
      Intanto Rogiero, ripostosi a guardia sotto la volta, non poteva condurre lo intelletto a meditare sopra i casi avvenuti, però che il cuore avvolgendosi per le memorie di quelli amava commettersi allo impeto delle sensazioni.
      In questo modo dimorando, intese il romore di un passo che pareva avvicinarsegli; porse l'orecchio, e allorchè fu tempo domandò ad alta voce: "Chi è che passa?"
      Che San Germano vi aiuti!
      rispose un uomo di sembianze piuttosto dure, di aspetto vigoroso, tutto coperto di piastre e maglie di ferro, come usavano portare gli uomini d'arme del Re Manfredi; "buona guardia, Rogiero." "Oh! siete voi, Roberto?" disse Rogiero riconoscendo la voce; "qual diavolo vi porta in questi luoghi a questa ora?"
      Voi stesso.
      Gran mercè alla cortesia vostra, Roberto; un amico qual siete voi giunge opportuno a tutte le ore, specialmente poi a quelle della guardia.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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