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      Vide Rogiero questo spettacolo di avvilimento e di miseria, e soprappose mano a mano su gli occhi, stimando insufficiente a sfuggirlo la sola pelle destinata a velarli. – Si appoggiò ad una colonna; e quando volle ordinare che schiudessero il cancello, la sua bocca non potè esprimere nessuna parola: l'atto della mano gli valse per dimostrare la sua volontà.
      Si schiudeva il cancello. – Il vecchio sentì percuotersi le ginocchia, stese la mano per conoscere che fosse; le sue dita s'incontrarono in una lunga capellatura. "Parmi la testa di un uomo," disse, e tornò nella consueta sua inerzia.... Ma la sua mano non cadde a penzolare di nuovo, e la sentì costretta a rimanersi in un luogo, scaldare, – bagnare: – fossero lagrime? Porse l'orecchio, e parvegli sentire cosa che da anni e anni non aveva udito più mai, – il singulto del pianto.
      La fiamma dello spirito era spenta, pure egli non era divenuto affatto ghiacciato; un leggerissimo colore di rosa pallida gli ricorse su per le guance, e le pupille apparvero per un momento meno appannate di prima.
      Sono lagrime queste?
      diceva affannoso. "Io ho consumato da gran tempo le mie. Le ho sparse d'ira, di amore, di tenerezza, di rabbia. – Ora se il Cielo mi ridonasse le lagrime, vorrei spargerle sempre di pietà, perchè il pianto più accetto al Confortatore degli sventurati è quello della pietà, e soave...." "Non ritirate la mano dal mio capo.... non vogliate lasciarmi sul cammino della vita senza la vostra benedizione!" soffocato dai singulti diceva Rogiero.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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