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      Levati... e digli, che sia felice, e tu pure lo sii.... Se la voce dell'uomo che parla dai confini della vita può ottenere grazia al vostro cospetto, – in mercede dei tanti mali patiti vi prego ad adempire questa mia volontà.... seppellite le mie ossa accanto a quelle di Federigo.... del padre mio.... senza ornamento, se vi piace, senza corona, quantunque concederla ad un cadavere non possa tornarvi in danno.... mi basta di dormirgli al fianco."
      Ascoltatemi per amore di Cristo! queste lagrime che vi bagnano la mano sono del vostro figlio Rogiero.
      La mente di Enrico, come se avesse fatto uno sforzo a favellare da senno, ricadde sul vaneggiare, ed immaginando di tenere discorso con la sua sposa figlia di Leopoldo Arciduca di Austria detto il Glorioso, riprendeva così: "Agnesa, che ha che piange il figliuolo nostro? Consolalo, ch'egli forma la delizia della mia vita.... è tanto bello quel suo riso! Com'hai tu cuore di farlo piangere? Consolalo, Agnesa, consolalo. Di qual piacere godrà Federigo, quando gli porrai su le braccia questo caro pargoletto!... E perchè non ne godrà egli? non è suo nepote? – Di chi è quel sepolcro di porfido? Veggo l'arme di Svevia.... fatti in là, che Dio ti aiuti, tu mi pari la luce.... Federigo I.... gloria all'anima sua, gloria a colui, che morì combattendo in Terra Santa.... No.... no.... è Federigo II... egli moriva dunque, nè al capezzale del letto si ricordò di me! Non ho più padre, e il figlio? Agnesa.... dove sei ita? Agnesa.... il figlio...?"
      Egli muore di affanno ai vostri piedi!


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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