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      Si levò ritto sopra le staffe, stese ambedue le braccia, e "Addio" disse con ineffabile sforzo, e ricadde: allora con ambedue gli sproni ferì i fianchi del suo buon destriero, che, conosciuta la impazienza del suo signore, si dette con incredibile impeto a divorare la via; di lì a poco si nascose nelle tenebre, e nella polvere sollevata: – ora le sole pedate si ascoltano da lontano, sono divenute lievissime, – confuse, – non s'intendono più: – tutte le cose ricadono nel primitivo silenzio.
      Chi è che vorrebbe manifestare i pensieri di quell'anima di fuoco espressi con la sola parola dell'addio, o chi volendolo lo potrebbe? Non fu al bel cielo che gli svelava dinanzi tutti i tesori della creazione che s'indirizzò quel tenero sentimento: l'addolorato non bada se si mostri più dolce o più rigido il cielo, perchè le sue interne angoscie lo travagliano maggiori di quelle che possono derivargli dalle stagioni e dai climi. Non fu al torrente che spesso, affacciato dalla rupe, considerò balzare di roccia in roccia, frangersi in candidissima spuma, – diffondersi in minutissimi spruzzi, – nascondersi giù per la bruna vallata, – ricomparire come striscia di argento su la pianura, – e finalmente confondersi lontano lontano; onde alla sua mente ricorsero le idee solenni della morte, della eternità, di Dio. Non fu ai campi dove tolto il cappello al generoso falcone lo vide con gioia infinita affaccendarsi per l'orizzonte in larghissime ruote, desioso di preda; non alla foresta, di cui il frastuono, quando i cavalli, i cani, e i cavalieri perseguitavano il rabbioso cignale, gli suonava gradito all'orecchio, quanto il saluto dell'amico; – non alla patria, chè egli non aveva più patria.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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