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      La carità, fratel mio, è pure la grande virtù, ma ho inteso sovente, che, per dirsi perfetta, deva cominciare da sè stesso: ora la tua carità procede affatto opposta alla mia; tu sei debole, ed io sono forte; tu fuggivi, ed io ti ho raggiunto, dunque ti uccido. Che parti, so di logica io?
      Questo discorso fu tenuto da un masnadiere, che sembrava avere una certa preminenza su gli altri: egli compariva di bel sembiante, giovane, e grande; il suo viso, dal mezzo in su, pel sopracciglio nero quasi sempre aggrottato, la fronte rugosa, gli occhi minaccevoli, veramente spauriva terribile; dal mezzo in giù, la bocca vermiglia, sempre ridente, lieta di candidissimi denti, lo dinotava amante dello scherzo e della gioia; era in somma il suo volto una contradizione, e la sua anima ancora più: indole unica tra noi, ch'io non posso con sommo mio rammarico svolgere a lungo in questa storia, però che quegli che la possedè ebbe a piegare ad immaturo destino. Al fine delle sue parole, i circostanti urlarono a coro: "Ha ragione Drengotto, ha ragione!"
      Il mal capitato pellegrino, quando conobbe di potere essere inteso, si gettò ai piedi del masnadiere, e: "Bel cavaliere," gli disse "non vogliate porre le mani nel sangue innocente, che so che commettereste troppo grande peccato. Io vi giuro alla croce di Dio, che non sono ladro, nè spia. Quegli agostari ho avuti da un Barone di Chieti, che mi albergò una notte per carità nel suo castello, e mi ordinò recarli all'Abbate di Montecassino, affinchè ne fosse detto tanto bene secondo la sua intenzione.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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