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      Occorrono di que' sembianti, dice egli, che al primo aspetto diventano il piacere dei tuoi occhi, la gioia del tuo cuore, nè punto ti persuadi che da te non sieno stati più visti; anzi ti senti suscitare nell'anima un affetto confuso, che si assomiglia a qualche lontana memoria di amore, e ti diletti ingannare te stesso, e credere che sieno gli amici della tua infanzia, i quali, sebbene scomparsi da anni ed anni, ti lasciarono nondimeno un lungo desiderio di loro; quindi il moto irresistibile di congiungerti a quelli, e chiamarli a parte delle tue gioie o dei tuoi affanni, ch'è così bello sfogare nel cuore di un amico: mentre all'opposto ne occorrono tali altri il cui aspetto t'inspira un senso di allontanamento, e se i tuoi occhi s'incontrano con gli occhi loro, tu sei costretto ad abbassarli; e se la tua bocca vuole indirizzare loro un discorso, le parole non ti escono intere, ma smozzicate; a stento, per modo che è un fastidio a sentirsi; per quanto ti studii, non giungerai a vincere questo naturale sgomento; forse la tua ragione potrà persuaderti a non odiarli, – ma amore non è passione che possa comandarsi all'anima nostra. Ed oltre a questa cagione, per sè stessa potentissima e naturale, ne concorsero alcune altre, alle quali forse non pensò il medesimo Rogiero, ma che tuttavolta poterono contribuire al suo atto senza ch'ei vi ponesse mente; e sono, che il caso del pellegrino si operò a qualche distanza dal luogo ove egli stava appiattato, e i masnadieri erano tutti concordi a propagginarlo, per lo che muoversi alla sua difesa era lo stesso che non salvare lui, e perdere sè stesso: il fatto di Ghino accadeva forse due passi discosto, e la più parte dei masnadieri risoluti a proteggere il capo lo affidarono, che il colpo non pure andrebbe impunito, ma anzi lodato.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Rogiero Ghino