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      Questo vostro improvviso domandarmi ragione del mio operato, quantunque di per voi stesso avreste potuto considerare che di umile condizione vi ho posto in grande signoria, mi fa conoscere che la vostra età non va esente dalla comune diffidenza, o per essersi spontanea suscitata nel vostro spirito, o per opera altrui. Presentemente, la Dio mercè, ho potuto chiarirvi di quello che mi avete richiesto; forse in altro tempo nol potrei, perchè se mancano talora le prove per convincere il delitto, possono anche mancare per dimostrare la innocenza; ed allora mi punireste, e fareste mal'opera, e tale che il vostro onore fino adesso purissimo ne sentirebbe irrimediabile danno: provvediamo dunque fin che vi è tempo alla mia sicurezza, e alla fama vostra; tanto, la morte verrebbe a separarci per forza; facciamolo volontariamente. Ell'è parola di dolore, ma pur bisogna proferirla, – l'addio! Possano essere i vostri rimanenti giorni tranquilli e gloriosi; possano coloro che mi hanno allontanato da voi servirvi con quella lealtà con la quale v'ho servito io. Povero venni in questa corte, povero voglio partirmi; la tasca e il bordone, ch'io ho conservato come dono prezioso della miseria, pel quale io mi credo esser ricco, e sopra le ricchezze, saranno la mia veste; le mie gambe, come che inferme, il palafreno: – addio. Quello che mi sarei meritato in guiderdone dei miei ufficii, o ritenete, o donate ai poverelli di Cristo. Addio, mio bel signore, – addio! – ci rivedremo nel Paradiso."
      Nè per quanto il Conte con preghiere e lacrime s'ingegnasse ritenerlo, potè pervenire a farlo restare.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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