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      Ed il Maestro, aggiunge la cronaca, pareva ombratile fuori di misura, perchè in capo al giorno aveva mestieri di trangugiarne ben molte.
      Intanto Carlo, che appena levata la destra si pentì dello atto villano, si ripose a passeggiare, ingegnandosi con ogni modo a fare alzar gli occhi al timoniere; ma sempre indarno: allora prende consiglio di porglisi accanto, e dire in suono che non fosse domanda, e pure richiedesse l'altrui consentimento: "Bel tempo è questo!"
      E il timoniere con gli occhi intenti alla bussola non risponde parola. Carlo d'impetuosa indole dotato, come la più parte dei Francesi appaiono, non si può più contenere, e direttamente richiede: "Che partene, timoniere, è egli questo un bel tempo?"
      È.
      E stimi tu che sia per durare?
      Chi manda la procella? chi il sereno? Può la creatura conoscere i segreti di lassù?
      E alzò il dito.
      Lodato il nome del Signore!
      risponde Carlo, facendosi il segno della croce; "ma credevamo, che senza peccato avresti potuto dirci, se il tempo sarebbe dimani buono, o cattivo."
      Oggi è buono, però temete che dimani sia tristo. Tra la tempesta si leva la speranza del sereno, tra il sereno sorge il timore della procella. Questo vento che mena felicemente la galera a nona, può farla naufragare a sera.
      Nol permettano i Santi del Paradiso! ma le tue parole suonano amare.
      Devono, o possono uscirne diverse dalla bocca dell'uomo?
      Tu sei dunque infelice?
      E che! non lo sareste voi forse?
      Lo speriamo. Quando il Santo Padre ci avrà posto sul capo la corona di Sicilia, e l'avrà conquistata la nostra spada, noi crediamo che saremo felici.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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