Pagina (262/699)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      In quel buio, appena scorgendo Berardo, aveva procurato di non smarrire la punta della sua spada, sviarne le percosse fino a stancarlo, che veramente io aveva molto maggiore lena di lui: allo improvviso la perdo; ringraziando Dio di questo caso, m'incammino brancolando dove stavano i cavalli, preferendo la taccia di vile al cordoglio di trafiggere l'amico: col braccio teso sporgo la spada, – s'incontra in un corpo che cede, e stramazza: – s'inalza un sospiro; – Berardo giaceva immerso nel proprio sangue. Getto la spada, e urlando mi curvo a terra: – Hai vinto, mi dice Berardo; a me non è concesso punirti, ma mi avanza anche qualche ora di vita. Si appoggia al mio braccio, si rileva in piedi, e con la fascia che gli reggeva la spada si benda la ferita; – ella non era mortale; io avrei forse potuto salvarlo, ma rimasi stupido senza potere proferire parola, o stendere passo. Berardo, impedito alla meglio che il sangue sgorgasse, perviene a montare a cavallo, e fugge dal mio cospetto; nè io mi muovo. Ornai si udivano appena le lontane pedate del fuggente destriero, quando mi riscuoto, e senz'altro pensare salto sul mio, e gli conficco gli sproni nei fianchi; egli era bene veloce sopra quanti cavalli portassero cavaliere in quel tempo, ma Berardo di troppo mi precedeva: io lo chiamo, ma egli non ode, o non cura rispondermi; mille volte a rischio di andare col mio cavallo sossopra, corro furiosamente, già gli son presso, lo arrivo, – ei passa il ponte: ripungo duramente con ambedue gli sproni il destriero, tutto trafelante e affannoso; sono giunto sotto il castello, – Berardo è già trascorso, il ponte rialzato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Berardo Dio Berardo Berardo Berardo Berardo