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      – Seguiva i più intrigati sentieri, guardavami sospettoso all'intorno; – quante volte un leggiero susurro di frondi agitate dal vento m'impallidì il sembiante! quante il latrato dei veltri lontani! – Parevami essere una fiera, di cui alla caccia convenisse il genere umano.... Se in quel punto mi fossi incontrato in mio padre, lo avrei tenuto, e trattato, come si trattano i più odiati nemici. Così coll'animo commosso dalla paura del sovrastante pericolo, giunsi verso sera sopra le rive del mare; – egli era tranquillo, e pareva m'invitasse a farmi suo cittadino, da che su la terra non aveva più da sperare; mi si presentò come amico che mi offrisse salute, e mi allettasse con la speranza di eventi meno tristi: spesso aveva veduto il mare, ma non mai con sentimento di amore siccome questa volta. La fortuna mi fu di tanto cortese, che indi a poco scôrsi con infinito piacere una saettía, che da Ischia andava a Pisa, costeggiando la riva: chiamai la gente, scongiurando per l'amore dei Santi, che seco loro mi accettassero; il Maestro, che uomo compassionevole era, mi tolse volentieri, ed io gli raccontai come fossi un povero vassallo che per avere offeso involontariamente il signore era stato condannato alle verghe. Gli uomini di mare, che, per quanto ho osservato in séguito, sono naturali nemici della tirannide, e per conseguenza grandissimi estimatori
      della libertà, si appassionarono per me, e tennero per fortunata la ventura di aver potuto sottrarre un uomo alla brutale ferocia di un Barone.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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