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      – Il passato per Yole è divenuto una nebbia, il futuro una tenebra; rammenta un amore, un sembiante, un pericolo, ma slegati, e senza séguito tra loro: le sue idee, come le nuvole del cielo, quando imperversano due venti contrarii, ora precipitano da un lato, ora si cozzano impetuose, nè la procella che ne deriva è niente meno terribile di quella che travaglia la testa di lei. – Che cosa fa adesso l'anima, quella regina delle umane sensazioni? Perchè rimane nella creatura ch'è diventata soggetto di pianto e di riso? Si mantiene ella lucida, o disordinata quanto il corpo in cui continua ad albergare? Non vuole, o non può, riprendere l'impero su gli organi ribellati? Perchè più sublime della creta a cui sta unita si sottopone a tutte le sue modificazioni? La scienza non giunse ancora, nè forse giungerà, a svelare sì fatti misteri: ma la compassione è lungo tempo che geme su questo avvilimento della nostra schiatta infelice. – Non pertanto bellissima si avvolge Yole pei silenzii della notte, come la luna nel firmamento, – scortato dalla quale il pellegrino, poichè schivò i pericoli della via, e giunse a salvamento tra la sua famiglia, si sofferma su la soglia a benedire quel raggio benigno: – quantunque spesso varii cammino, ella si dirige a un punto determinato; qualsivoglia oggetto in che le avvenga di urtare, le si presenta come ostacolo insuperabile, onde tutta smaniosa si pone per altro sentiero; se il caso avesse fatto che per nessuna parte avesse potuto procedere liberamente, forse sarebbe morta.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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