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      Certo, molto perdè Siena quando la abbandonaste.
      Non l'abbandonai, bel Cavaliere; ne fui cacciato.
      Dunque non rimane speranza che voi possiate tornare buono e leale cittadino?
      Nessuna. L'ingiuria è maggiore del perdono. Piacevi ascoltare la storia delle mie avventure? Ella non è lunga, sebbene terribile quanto altra mai accadesse nel mondo.
      Io la terrò, messer Ghino, per la più alta cortesia con la quale mi abbiate onorato.
      Là su le sponde dell'Arnia, ove Farinata degli Uberti, il magnanimo Cavaliere, vinse i suoi nemici, e la causa loro distinse dalla causa della patria, – che quelli amò morti, questa potente, – solleva le sue umili torricelle il mio castello di Torrita. Non lontano da noi giacciono i ricchi poderi e i superbi castelli dei Conti di Santa Fiora, – orgogliosi! che gonfii di umane ricchezze stimano non albergare virtù in povero stato, ed ogni loro potere dimostrano in far male, che questo reputano signoria, – essere gentile e cortese, debolezza. Tacco mio padre, l'uomo che giocolava con quell'asta là, tutto inteso a conseguire fama di virtuoso Cavaliere, quantunque assai minore in facoltà dei Conti di Santa Fiora, molto si studiava a soccorrere i miserelli del vicinato, riparare i torti, e ricondurre la pace laddove si era del tutto partita: quando gli veniva fatto passare pel borgo, udivasi gridare di bocca in bocca! accorrete a vedere il Cavaliere, – ed ecco un recarsi di donne alle finestre, di uomini su gli sporti delle botteghe con la testa scoperta, e di giovanetti che gli si affollavano intorno per baciargli la mano; egli, non che essere infastidito di quella scena, assai se ne compiaceva, e a quale di quei fanciulli batteva leggermente delle dita su le guance, e a quale altro spiegava sul capo la sua mano terribile, come branca di lione alla tutela dei proprii figli; spesso fu visto lagrimare di tenerezza, più spesso intesero dirgli: – Signori scudieri, perchè allontanate da me quella gente? avete voi a male che mi vogliano bene?


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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