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      – Muggi la procella, ma non la intesi; in compagnia dei miei pensieri cavalcai per le usurpate mie terre. Videro la camicia insanguinata, videro il figlio del buon Cavaliere, che trattava l'asta paterna, e tutti i vassalli mi proffersero aiuto: ne scelsi quattrocento; e veloci quanto la mia impazienza, giungemmo a Roma, – Roma il gran scheletro. – Siamo a piè del Campidoglio: – pareami udire da quelle magnifiche rovine gemere gli spettri romani; – per un momento dimenticai la mia vendetta, – per un momento. – Lasciai i miei compagni: e ascesi tutto solo le scale. – Un uomo di bassa statura, di colore cadaverico, smunto, cresputo
      per la fronte e per le guance, sfogliava un grosso volume con mano paralitica: nel primo vederlo mi sentii preso dal ribrezzo, che produce la cosa schifosa dalla quale ti allontani per non imbrattarti il calzare: questo ribrezzo mi ha poi sempre accompagnato allorchè si offerse ai miei occhi gente di toga: infatti ella è schiuma dei vizii umani; venditori di parole senza senno, venali quanto l'anima di Giuda, fondano l'arte loro nelle discordie di uomo e uomo, spesso di fratello e fratello, o di padre e di figlio; impudenti senza paragone, scoprono con mani profane le vergogne della nostra schiatta, vi suscitano la rabbia di avere, e vi seminano, come i denti del serpente, la massima, non darsi al mondo gentile passione, che valga al confronto di un pezzo di oro coniato; tronfii per vano sapere, come l'ebbro pel vino ingoiato, gobbi pel travaglioso mestiere di svolgere libri, e di confondere lo intelletto che la natura aveva loro compartito ordinato, tre stoltezze d'ignoranti che hanno scritto innanzi di loro fanno per essi una ragione; chi più ha grassa la memoria di queste stoltezze, è più reputato; come la tignola, la quale più rode, più si approfonda: oh! avessero tutti una testa sola!


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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