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      Appena terminato il discorso, che proferì con portentosa celerità, si allontanò per unirsi ai compagni, che lo accolsero con urli, risa ed altri segni d'intemperante allegrezza.
      Rogiero si pone per quella scaletta: ella era formata di mattoni per taglio; il tempo ne aveva logorati gli angoli e la calcina, sì che in quei buchi entrasse più che mezzo il piede; mille volte a pericolo di battervi la faccia sopra, tentoni, aiutandosi più con le mani che co' piedi, pervenne alla stanza dei tre corridori schiarita da un lumicino che pareva spento, come disse con bella vivacità quel Fiorentino bizzarro69. Qui giunto, un improvviso tremore lo sopraggiunse, provò di andare innanzi, non poteva; indietro, nè pure; appoggiò al muro la spalla e la testa, quasi fosse convertito in pietra. Nuove dubbiezze, nuove esitanze, – ancora un passo, e tutto irreparabilmente perduto; – la sua intenzione è buona, ma si appoggia sopra opere parte vili, parte infami, tutte scellerate; se non giunge a compirla, chi vorrà credergli che il suo disegno fosse generoso? – nè sempre saranno tenebre come in quel luogo, – nè il tradimento andrà sempre celato. Mentre a queste cose pensando costà si tratteneva, ecco una mano leggermente premergli la testa, e una voce sommessa dirgli all'orecchio: "Rammentatevi di vostro padre."
      Santa Maria!
      esclamò Rogiero; e volgendosi con molta celerità vide, o gli parve vedere, uno spettro che nel corridore opposto a quello in cui stava si allontanasse strisciando sul pavimento. Preso da agonia di conoscere chi fosse, gli si cacciò dietro a tutta corsa; trapassò quel corridore, poi un altro, lo spettro gli fuggiva a poca distanza davanti, e pure non intendeva suono di passi.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Fiorentino Maria Rogiero