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      La sua attenzione pertanto più particolarmente si fissò su due personaggi che stavano in quella sala. Uno di questi, di vesti e di sembiante non italiano, era un Corriere francese; vestiva giubboncello giallo, fino poco più sopra al ginocchio, stretto alla vita con larga striscia di cuoio nero, dalla quale pendeva il corno, e scaturiva l'impugnatura del pugnale; i calzoni erano della medesima stoffa che la veste, e come essa accostanti alle membra; calzava usatti70 rossi con certi sproni da sventrare, più tosto che da incitare cavalli; teneva la testa scoperta, i capelli della quale divisi su la fronte cadevano di qua e di là dalle tempie sopra gli orecchi, e a poco a poco diventavano più lunghi, tanto che quelli della nuca coprissero parte delle spalle; la faccia non diceva nulla, – era parete imbiancata. Ben altro compariva il secondo: stava seduto davanti una tavola sopra la quale erano carte, e una spada; teneva la testa appoggiata alla mano, e considerava meditando una lettera che pareva essergli giunta di fresco; il capo aveva calvo con la pelle tirata, se non che su la fronte due o tre rughe profondamente tracciate; la faccia, larga su le gote, dove sono gli ossi che i notomisti chiamano zigomi, terminava smunta, appuntata, con la barba scomposta, ch'era sconcezza a vedersi; pel rimanente della persona, meno le manopole, compariva armato: questi, poichè lunga ora ebbe letto e meditato il foglio, esclamò: "Ottomila fiorini d'oro! – vendo anche l'anima."
      Dopo questa infame empietà levò la faccia e gli occhi.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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