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      La pietà nel cuore dell'ambizioso passa veloce come il lucido intervallo nella mente del pazzo.... Maestro Armando e i suoi fratelli d'infortunio scomparvero dalla memoria del Conte per non tornarvi mai più.
      Sarebbe questo un errore dei miei occhi? m'ingannasse il mio desiderio?
      esclamò Carlo, fregandosi le palpebre per meglio vedere, "o questa è la mia diletta bandiera? azzurra è certo.... no.... sì. Così Santo Dionigi mi facesse la grazia che fossero le mie galere, come ella è veramente azzurra! Ahimè! anche quella di Manfredi ha il campo dello stesso colore.... ma l'Aquila bianca fa gran macchia, e oggimai si scorgerebbe.... nello sventolare di una piega ho visto rosso.... sì rosso.... San Martino glorioso! la mia bandiera! i fiordalisi d'oro! il rastrello rosso!" E qui con tal atto dimostrò la soverchia allegrezza, ch'egli stesso, ogni qualvolta lo ricordava in appresso, arrossiva, perocchè suoni antica quella sentenza, che nessuno uomo è eroe quando sta solo.
      La fortuna, come femmina, stanca di Manfredi, seguiva innamorata le vestigie di Carlo, e come femmina abbandonava il buono pel tristo. Le galere chiamate dai segnali del Conte si fecero alla spiaggia, e i Francesi salutarono il signore loro con tali trasporti di gioia, che ad uomo resuscitato per miracolo non se ne farebbero altrettanti. Non lungi dal luogo, ove presentemente dimoravano, apparivano i campanili, le cupole delle chiese, e le case più alte di una città; – era Civitavecchia: Carlo vi condusse, costeggiando, le sue venti galere, e quivi lasciatele con parte di sua gente, se ne andò frettoloso a Viterbo presso Papa Clemente.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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