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      Questa gente, che molto erasi avvantaggiata in quelle guerre, appariva splendida di bellissimi destrieri e di ricche armature: li conduceva Guido Guerra dei Conti Guidi, pronipote di quel Guido Sangue, che solo scampò dall'universale eccidio che i Ravennati commisero di sua famiglia, s'egli è vero ciò che gli antichi Storici hanno preso cura di tramandarci. Carlo non avendo più danaro non fu parco di promesse, e il Pontefice d'indulgenze; anzi questi tanto gli ebbe per cari, che dette loro a portare la propria insegna, la quale faceva campo bianco ed aquila vermiglia con serpente verde tra gli artigli.
      I Fiorentini la riceverono con la gioia dell'odio che si crede santificato; solo vi aggiunsero un giglietto rosso sopra la testa dell'Aquila, imperciocchè giglio rosso in campo bianco fosse la impresa dei Guelfi di Firenze, come il giglio bianco in campo rosso quella dei Ghibellini.
      Adesso, uniti in bella ordinanza i Francesi e i Guelfi italiani, avendo per guida il Pontefice e il Conte di Provenza, muovono da Viterbo pel cammino di Roma. Cavalcava Clemente, vestito degli abiti pontificali, una bianca Chinea: la magnificenza del manto era tale, che non solo la sua persona, ma sì bene anche tutto il palafreno copriva, onde l'Alighieri ebbe a dire quello che disse nel Canto XXI del Paradiso72: le barde del cavallo foderate all'esterno di scarlatto comparivano ricamate a rose d'oro; di scarlatto parimente ricamata a rose d'oro era la gualdrappa lunghissima: teneva su la testa una mitra, simile a quella che costumano i moderni Vescovi, però che il triregno non ornasse ancora le tempie pontificali, e fu soltanto sul finire di questo secolo, che primo l'adoperò il glorioso Papa Bonifazio VIII: nella manca stringeva il pastorale a similitudine del vincastro dei guardiani di pecore, per dinotare la mansuetudine di governo con la quale Gesù Cristo ordinava che si reggessero i Fedeli: la destra alzava in atto di benedire; e così ella era assuefatta a quel moto, che quando ancora non ne faceva mestieri segnava: ambedue le mani poi si vedevano coperte di bellissimi guanti, che in vocabolo canonico chiamavano chiroteche, e il dito anulare della destra cinto di sopra il guanto di un preziosissimo anello: di qua e di là dalla testa del cavallo due giovani donzelli vestiti di abiti sontuosi ne reggevano il morso, terminato con borchie d'oro dalle quali pendevano nappe di seta cremisi, e ne regolavano il passo.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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