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      Profferite queste parole, il Pontefice gli pose nella destra le chiavi in simbolo d'impero civile, poi la spada come condottiero delle sue milizie, finalmente lo stendardo di San Pietro, come campione di Santa Chiesa. Tanto tumultuoso fu lo scoppio degli urli, tanto il suono delle trombe, che fino da Roma lo sentirono. La notte era inoltrata quando giunsero alla patria di Cesare.... il cammino risplendeva come di giorno pe' molti doppieri che ardevano da ambedue le parti del cammino. Sotto la porta si vedeva solennemente ornato il Carroccio, inventato fino dall'anno 1026 da Ariberto Arcivescovo di Milano, onde servisse per segnale di guerra alle cittą italiche, non gią per onorare la venuta di tali che dovevano respingere: questo era un carro, come i miei lettori sapranno, tirato da quattro o pił bovi, bianchi e grassi a meraviglia, coperti di panno scarlatto, ricamato doviziosamente; girava intorno la base un doppio ordine di scalini, perchč le ruote agivano internamente, e su i gradini stavano fitti candelabri di argento, con ceri di stupenda grossezza: dal mezzo del carro sorgeva una antenna fasciata di drappo, nel cui mezzo era appeso il Cristo d'oro; all'estremitą il gonfalone di Roma: i lembi del gonfalone, che di dieci e pił braccia oltrepassavano il carro, sostenevano in cima dell'aste due Cavalieri armati di tutte arme, nobilissimi per sangue: molti altri minori stendardi simbolici circondavano il principale, nei quali tu vedevi il lione per denotare la forza, la donna che si specchia per la prudenza, quella appoggiata alla colonna con le bilance per la giustizia, e molte e molte altre virtł, che in quei tempi il popolo romano non aveva che su le bandiere.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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