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      La rimanente scena era sepolta nel buio: nel buio la stola, che gli copriva i piedi; nel buio il Frate, che, inginocchiato a pič del letto, recitava le sante orazioni.
      Rogiero entra senza strepito. Perchč anch'egli scolora? perchč il cuore gli batte pių tardo? Si affretta, accosta il suo volto a quello del moribondo: "Gran Dio! Roberto!"
      Il senso del moribondo divenuto pigro risponde come suo mal grado alla chiamata; leva la faccia, e considera il Cavaliere: allo improvviso il sangue gli rifluisce commosso per tutto il corpo, gli si arricciano i capelli, trema in maniera che tutto il letto si scuote; e con urlo spaventevole grida: "Il tradito! il tradito! Padre, mi avete deluso: perchč dirmi che Dio mi ha perdonato le colpe? Non vedete ch'egli spezza le lapide delle sepolture, e manda i morti a disperarmi nella agonia?"
      Il Frate, che, inginocchiato all'estremitā del letto, gli raccomandava l'anima, maravigliando come potesse urlare sė forte, accorse a consolarlo.
      Sono illusioni del Demonio, fratello mio: affissate la mente su la immagine del Redentore.
      Roberto, appena vide il Padre vicino, gli si avvinghia paurosamente al collo, e nasconde il capo nel suo seno, proferendo interrotte queste parole: "Eccolo lė... lė... dall'altra parte del letto... per amore di Gesų, gittategli addosso acqua benedetta... cacciatelo via... i miei pensieri non possono essere del Paradiso, s'ei non se ne va via."
      Il Frate, che, assorto nel sacro mistero dei suoi ufficii, non badava a quello ch'era avvenuto, intende il guardo nel buio, e scorge un cavaliere.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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