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      Certo, il ribrezzo gli agitò le membra, ma leggiermente; e confidando nell'aiuto divino, di súbito rassicurato cominciò: "In nome del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo, io ti scongiuro..."
      Padre, non sono mica uno spettro, che dobbiate scongiurarmi.
      Non gli badate, Padre, non gli badate; proseguite a esorcizzarlo; non vi avvedete ch'ei tenta ingannarvi per non andarsene?
      Sciagurato! Roberto, non conoscete più la mia voce?
      Ah non l'avessi mai udita!
      L'ultima volta ch'io vi lasciai, vi strinsi la mano, e ci promettemmo, che se di allora in avanti ci fossimo mai incontrati nel mondo, ci saremmo veduti come amici: adesso così mi accogliete voi? Bandite ogni paura; sentite, io vivo;
      – e così parlando gli pose una mano sul braccio in atto amoroso.
      Mi brucia.... Padre.... mi brucia.... gettategli l'acqua benedetta.... acqua benedetta.... non posso più sopportare.... cacciatelo via, o io muoio bestemmiando.
      Figliuolo, non dite queste empietà; lodate la provvidenza di Dio, il Cavaliere che vi sta davanti è vivo.
      È vivo!
      Sì, è vivo: adorate gli eterni decreti: forse egli fu inviato per farvi dolce la morte col suo perdono.
      È vivo!
      – gridò il moribondo, e lasciando il collo del Frate prese la mano di Rogiero, e con infinita ansietà la toccò più volte, quasi per accertarsi che non s'illudeva. – "È vivo, si!" – e se l'accostava alla bocca, e vi spargeva un torrente di lacrime.
      Ma deh via! Roberto, fatevi animo, non piangete tanto; molto maggiori peccatori, che non siete voi, ottennero perdono, e con minore pentimento.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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