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      Mentre faceva tale atto, il sangue che ad ogni suo alitare sgorgava dalla piaga a zampilli, bruttò il volto del fanciullo, per lo che Madonna aprendo angosciosamente la bocca proferì a stento queste parole: – Prendi, innocente, questo è il latte che doveva dare al suo figlio colei che fece morire di amarezza suo padre, – e cadde. Avviluppai in un lino il fanciullo, corsi verso il Conte della Cerra, e mal sapendo che mi facessi, glielo posi in mano; per poco stette che cadendo non si sfracellasse sul pavimento. – Anselmo, che hai fatto? Anselmo! gridò sopraggiungendo affannoso di fondo al corridore il Conte Rinaldo, che al vedere il feroce spettacolo percosse semivivo per terra. – Non ho oltrepassato i confini del vostro mandato, Rinaldo, rispose sorridendo il Conte della Cerra, e però siete tenuto a rilevarmi d'ogni molestia in questo mondo, e in quell'altro. – Che vi narrerò io più di quest'anima infernale? mostrando volersi prevalere dello svenimento del Conte di Caserta, mi proponeva di percuotere il fantolino nella parete, per levarsi, diceva egli, quello stecco dagli occhi: io gli ordinai che se ne guardasse, però che quell'anima andando al Limbo, avrebbe di certo insegnato alla sua la via dell'Inferno; così salvava il fanciullo. Il Conte Rinaldo appena ricovrò da quello svenimento metà del senno: rammentava la perdita della consorte, perchè ad ogni momento la sentiva; gli altri orrori obliò, o, se pure gli si affacciarono alla mente, ebbe fede che derivassero dalla sua atterrita immaginazione.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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