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      Ghino, Ghino, sgombratemi la via, o ch'io vi spingo addosso il cavallo, succeda quello che può succedere.
      Dio eterno!
      gridò Ghino ritraendosi, e sollevando al cielo le mani; "tu gli hai tolto il senno...."
      Amico,
      esclamava Rogiero in andando "ormai se è vero che l'uomo può amare l'uomo, la qual cosa non credo, fa di mestieri trovare un'altra parola per esprimere questo amore, da che amicizia sta per significare tutto ciò che l'odio, la rabbia e la frode, possono commettere di tristo contro la creatura che parla. Io da qui innanzi, quando alcuno mi si vorrà dire amico, porrò le spalle alla parete, per non trovarmi trapassato da tergo, e porterò le mani alla borsa, onde non mi sia rubata nell'abbracciamento." E tuttavia cavalcando aggiungeva moltissime altre sentenze, che il vento, quasi avesse senso di ragione, tolse all'udito, e che sarebbe pietà riferire: vadano pure disperse, che noi rispetteremo il diritto dell'elemento, e potessero con quelle disperdersi le colpe che le fecero dire, le quali pur troppo vissero, vivono, e crescono tra noi! Il popolo ci accusa di essere troppo vaghi d'investigare le colpe, e desiderosi di calunniare l'umana natura. O popolo, popolo! Dio che scende nel profondo dei cuori, Dio sa se è sincero il nostro voto, e se più tosto di attristare noi stessi ed altrui col racconto dei misfatti, vorremmo celebrare le tue glorie, diffondere la luce del canto sopra i gesti magnanimi, inebriarci nell'aere della virtù.... ma guárdati intorno, e domanda dove sia la virtù, – non troverai nè pur l'eco che risponda a questa strana parola.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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