Pagina (427/699)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non vogliate risparmiarmi; pensate, che accorrendo con le armi nulla opero per voi, poco per Manfredi, molto per me, che sopra i piaceri del buon cittadino altissimo io pongo quello di menare le mani in pro del mio paese.... Me lo promettete, Rogiero?
      Ve lo prometto.
      Anche uno abbraccio, e addio!
      Ghino gli tenne la staffa; Rogiero, quando fu salito in arcione, gli stese la destra; egli se l'accostò alla fronte, e disse: "Ella mi fa bene al capo quanto la benedizione di mio padre: sopra tutto abbiate cura delle ferite. Addio, mio diletto Rogiero, addio! addio!"
      Si allontanava lo sfortunato giovane tenendo la faccia rivolta all'indietro, di tanto in tanto salutando il suo amico, che non si mosse mai dal luogo, finchè potè seguitarlo con gli occhi; quando l'ebbe smarrito a cagione del suolo montuoso, e delle giravolte della foresta, salì sopra una torretta per vederlo riuscire su l'aperta pianura; qui pure il cielo lontano glielo nascose, o più tosto la debolezza della vista non gli concesse tenergli dietro; allora curvò la persona, e appoggiò le gomita alla sponda della torretta, puntellandosi ambe le guance, e così stette assai gran tempo, considerando il luogo pel quale si era dileguato. Di qual sorta fossero i pensieri che gli si avvolsero per la mente noi non sapremmo rapportare; soltanto diremo, che togliendosi di costà fu inteso mormorare la seguente sentenza: – "Poichè le gioie di questa vita giungono tanto rade, e passano così veloci. io tengo per fermo che le ci sieno date per farci sentire più addentro i dolori.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Manfredi Rogiero Rogiero Rogiero