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      Quando anchegli rispondeva Rogiero, guardandolo traverso, "tu tenessi ad una mensa il posto del cane, ed io mi dovessi sedere nella scranna del Barone che gli getta l'ossa, aborrirei di sedermi a quella mensa."
      Questa è da valente uomo. Messere,
      parlò l'oste, fingendo di prender le parti di Rogiero; "ciò si chiama rendere tre pani per coppia, e vino dolce per malvagìa; tanto sa altri quanto altri, pellegrino, e così avviene sempre a coloro che cercano migliore pane che di grano."
      L'ho io offeso offrendo di fargli largo alla mia mensa?
      soggiungeva il pellegrino; "e deriva dai tempi vecchi l'esempio di colui ch'ebbe morsa la mano per dare del pane al mastino; nondimeno che cosa insegna il Maestro? Se alcuno ti chiede il farsetto, e tu dàgli anche il mantello; se tale altro ti percuote la guancia destra, e tu gli presenta la sinistra perchè ti percuota anche quella; – però ti perdono."
      Da vero! Provami come potresti fare altramente, allora forse ti saprò grado del tuo perdono.
      Spessoaffermava il pellegrino, ficcando addosso a Rogiero certi occhi maligni quanto quelli della vipera, "una scintilla arse castelli e abbazie; spesso un verme guastò la più alta querce della montagna."
      Comincia a tacere, se vuoi ch'io ti stimi onesto; se in te fosse ombra di virtù, vanteresti meno te stesso.
      Questa non è buona ragione; la lode in bocca propria può essere difetto, ma non esclude la qualità lodata.
      Io giuro che se tu avessi la potenza della favilla, arderesti: sei un rettile fiaccato sopra la vita.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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